“Con un’altra forma” di Bart Yates – Recensione

Rieccomi, cari readers, ho letto Con un’altra forma di Bart Yates ed edito per Triskell Edizioni, che ringrazio per il file, uscito il 3 ottobre 2020.

Con un'altra forma - Trama
Noah York è un adolescente gay che non ha ancora fatto coming out. Ha la lingua lunga, un forte senso critico e tantissimo materiale a disposizione per lanciarsi in una delle sue invettive. Dopo essere rimasta vedova, la madre di Noah, una poetessa dal carattere difficile, accetta un lavoro da insegnante in una piccola città del New Hampshire, lontano da Chicago e dal mondo che lui ha sempre conosciuto. Noah va abbastanza d’accordo con la madre, ma la vecchia casa che stanno cercando di restaurare comincia a svelare i suoi oscuri segreti per mezzo di polverosi barattoli di vetro nascosti all’interno delle pareti. I barattoli contengono frammenti di lettere, poesie e pezzi di diario che finiscono per ricostruire una storia di dolore e violenza che crea un’improvvisa frattura fra Noah e sua madre. Per fortuna, Noah trova un alleato inaspettato in J.D., un vicino di casa adolescente che ha tanti problemi con la sua famiglia.

Eccovi un altro libro della Collana Rainbow della Triskell, genere contemporaneo: il protagonista, Noah, ha 17 anni, lascia Chicago con la madre Virginia York, famosa poetessa che insegna al college, e si trasferiscono in un piccolo paese del New Hampshire, Oakland, in una vecchia casa che ha una storia da raccontare.

Il padre è morto un anno prima per un attacco di cuore, e Noah e sua madre cercano di andare avanti insieme senza la sua presenza che era un collante e un cuscino, la loro vita si srotola tra la ripresa delle consuete abitudini e il terrore di perdere l’altro.

I precedenti proprietari della casa dove vanno ad abitare sono Stephen Carlisle, un critico scontroso ed eremita, chiamato da tutti l’orco, Nellie Mitchell, famosa poetessa morta giovane, e Hoover, un vecchio gatto arancione dal pessimo carattere.

I due cominciano a fare dei lavori di restauro e la casa, che ha una storia da raccontare, inizia a mostrare le testimonianze di quel passato, dal matrimonio dei due nel 1952 alla morte di Nellie.

«Ehi, guarda qui.» Ho in mano un barattolo incrostato di sporco, polvere e ragnatele. Il coperchio è arrugginito e sembra non ci sia niente dentro, ma quando lo scuoto sento muoversi qualcosa che sbatte piano contro il coperchio di metallo.
Mamma me lo strappa di mano. «Dove l’hai trovato?»
«Stava su un piccolo scaffale dietro al muro che ho appena buttato giù in camera mia, ma non riesco ad aprirlo.»
Trovare il barattolo è stato stranissimo. Ho tirato via un pezzo di muro e quando la polvere si è raccolta per terra, era lì, tutto solo, sistemato alla perfezione in mezzo a due longheroni di legno, come se qualche pignolo si fosse assicurato di metterlo esattamente al centro. Ho provato ad aprirlo, ma avevo le mani troppo scivolose.

Trovano un barattolo con una poesia, poi un altro con un ciondolo, e i lavori diventano una caccia al tesoro per scoprirne altri e avere una visione completa della storia.

J.D. partecipa con interesse ai lavori ed è spesso da loro, a causa di una madre violenta che sembra odiarlo senza ragione e un padre sempre ubriaco.

Forse era soltanto la ragazza sbagliata.
O forse, be’, avete capito. Spero di no. La vita è già abbastanza difficile senza quello.
Non è che mi dia fastidio l’idea di essere gay. Non proprio. Mamma e papà hanno sempre avuto un sacco di amici gay e così non penso che ci sia nulla di sbagliato. Forse papà aveva qualche remora, ma niente di serio. È solo che se qualcuno deve essere gay, preferirei che fosse qualcuno diverso da me. Ho visto quello che succede ai ragazzi gay a scuola e per strada.
E non è neanche soltanto quello. Lo so che non è bello dirlo, ma non voglio che la gente mi guardi come se fossi un mostro.

Noah ha dei dubbi sulla propria sessualità, sente un trasporto verso il vicino J.D., di un anno più giovane, ma non sa che fare, si trattiene per paura di quello che potrebbe fare e dire la gente, ed è infelice e confuso.

J.D. è fidanzato con una ragazza ma si sente attratto da Noah, lo desidera ma rifiuta questo sentimento perché vede come si comportano i compagni nei confronti dei gay.

Stanotte c’è una mezza luna in cielo. La guardo e ascolto la voce di J.D., tranquilla e ferma, e mi sento un po’ come quella luna, sospesa nello spazio e che continua a salire e salire con ogni secondo che passa.
«L’ho riaccompagnata a casa un’ora fa e mi sono messo a camminare per il quartiere, cercando di trovare il coraggio di venire qui a parlarti.»
Mi guarda dritto negli occhi per la prima volta da quando ci siamo seduti. «Ho capito che preferisco stare con te piuttosto che con lei.» La sua voce si trasforma in un sussurro. «Preferisco stare con te piuttosto che con chiunque altro.»

 I due ragazzi si accettano per come sono e lasciano finalmente parlare il cuore e il loro sentimento che cresce, cercano di vivere la loro storia con serenità ma in segreto, ma non è facile: vengono subito scoperti dalla sorellina di J.D. e la voce si sparge a macchia d’olio, vengono prima presi in giro da alcuni compagni e poi picchiati selvaggiamente.

«Sicuramente Ho una teoria. Penso che la maggior parte della gente odi se stessa. Magari non lo sa, ma è così. Devo ancora incontrare un essere umano davvero sicuro di sé, e per sicuro intendo dire qualcuno che non abbia bisogno di cure costanti per la propria autostima, che di solito arrivano da fonti esterne. So bene che tutti i libri di auto-aiuto sostengono che non abbiamo bisogno dei commenti positivi delle altre persone per amare noi stessi, ma sono tutte cazzate. Nella mia esperienza personale, amare se stessi diventa possibile solo dopo aver ricevuto una quantità esagerata di approvazione esterna, in genere da una persona che vi adora. E quello è il caso migliore. Penso che invece la maggior parte delle persone si ritrovi invischiata con gente che odia se stessa più ancora di loro e la relazione finisce per diventare una specie di inconscia, morbosa e disfunzionale crocifissione-fai-da-te.

Noah non sa perché ha scelto proprio J.D. ma mentre si interroga capisce che una spiegazione non ha importanza, il suo corpo sa cosa gli piace e cosa vuole e trascina con sé ragione anima: è quella l’essenza dell’amore.  

Mentre i lavori continuano, un ennesimo indizio trovato dietro un muro turba la madre al punto di doverla ricoverare in ospedale per un controllo psichiatrico: cosa l’ha sconvolta?
E perché Donna, la madre di J.D., improvvisamente non lo sopporta e sembra odiarlo?

 I segreti fanno davvero schifo. Sono come un cancro nella persona che li porta in giro e crescono e crescono fino a che non esiste più neanche una sola cellula sana in tutto il corpo. Mamma e Donna in questo momento stanno soffrendo non per le cose orribili che sono successe quando erano più giovani, ma perché tutte e due hanno seppellito quegli orrori in profondità permettendogli di mettere radici. Lo so che sembra una cosa dura da dire, come se stessi dando la colpa alle vittime di un crimine o che so io. Ma non è quello che intendo. Dio solo sa come starei io se mi succedesse una cosa del genere. Ma perché alcune persone gestiscono le cose orribili meglio di altre? Forse perché non scappano di fronte a loro?

La casa risponderà a tutte le domande e riempirà i buchi creati dai segreti.

È una bella storia, la narrazione prosegue in modo lieve e pacato ma mai noioso, le vicende sono attuali, ho trovato l’idea di cercare indizi del passato nei barattoli di vetro nascosti in giro nella casa  intrigante e stuzzicante, è proprio piacevole leggerlo, io ve lo consiglio.

Ho letto il libro accoccolata in poltrona, con una tazza fumante e profumata di cioccolata fondente alla cannella con tre piccoli marshmallows sopra, una coccola gustosa e speziata.

Buona lettura,
Rekla

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