Buongiorno readers! Oggi tempo burrascoso per questa nuova lettura di Ragazzi della tempesta di Elle Cosimano, edito da Rizzoli, che ringrazio infinitamente per il file!

Quando ho iniziato questo libro, ho subito pensato: o è una genialata, o un’emerita cavolata (ovviamente sto parafrasando).
Insomma, ragazzi che rappresentano le Stagioni, condannati a un’eternità di uccisioni a vicenda, sì, perché per far sì che l’Inverno finisca, la Primavera deve ucciderlo, e via dicendo. In un eterno ciclo senza via d’uscita.
L’idea mi intrigava, ma i fantasy sono difficili da scrivere al giorno d’oggi…
Insomma, sono partita un po’ reticente, ma ben preso mi sono ravveduta, perché, effettivamente, questo libro è una genialata, a mio parere.
Secondo me non è solo fantasy, un picinin di distopico lo si potrebbe rintracciare, ma preso molto alla lontana, e ora vi spiego perché.
Iniziamo con il fatto che questi ragazzi, queste Stagioni, hanno la possibilità, in punto di morte, di scegliere se morire davvero oppure venire in qualche modo riassegnati, diventando una Stagione. A proporre questo accordo è Gaia, figlia di Cronos che governa, diciamo, tutto questo sistema del Tempo.
Che poi non è veramente una scelta quando sei appeso per le palle sopra un precipizio. Faccia a faccia con la morte, chiunque sceglie di vivere. Gaia ti tende la sua mano malfidata con la promessa di una seconda chance, e tu non ti fermi a considerare le conseguenze: allunghi la tua e l’afferri.
L’unica vera scelta che si ha è scegliere il proprio supervisore, anch’egli una persona che sta morendo, mettendolo in una condizione di debito eterno. E dev’essere qualcuno con cui hai davvero voglia di passare un’eternità, perché una volta fatta è una scelta che non si può ritirare.
Eccolo, l’eterno ciclo a cui Jack Sommers è relegato, a cui ha acconsentito già qualche decennio fa. Ma non aveva certo considerato tutti i pro e i contro, e come si fa quando stai per morire? Non è che ti poni delle domande, non vai a chiedere esattamente come funziona il tutto, quali sono le regole, e soprattutto le trappole.
Va relativamente tutto bene, fino a quando non succede l’impensabile, una cosa proibita, forse la più pericolosa che ti garantisce un biglietto di sola andata per la morte, quella vera, quella con la maiuscola. Si innamora. Di lei, di Fleur, della Primavera che ogni anno arriva per ucciderlo e prendere il suo posto nel sistema naturale delle cose
Ma per un’ultima volta, voglio sapere com’è baciarla prima di morire.
Altra cosa non proibita, di più. Questo è un libro avvincente e bellissimo, ma allo stesso tempo di una solitudine incredibile. Eternamente vicini ma lontani allo stesso tempo. Separati e condannati che Shakespeare levati proprio. Ci pensate? Poter vedere la persona che ami una volta sola all’anno, sapendo che dovrai morire per mano sua…
Non che Fleur se la passi meglio…
L’intero sistema si fonda sull’ostilità. Sulla paura e sull’avversione. L’unico modo che ho per sopravvivere è uccidere Jack, ma non voglio più farlo.
Questo non voler uccidere il ragazzo che ama, lasciargli più tempo, permettere all’inverno di durare sempre di più, la porta, anno dopo anno, a crollare inesorabilmente nella classifica. E cosa succede se cala al di sotto della linea rossa? Ve lo lascio immaginare…
Ecco perché dicevo che mi ricorda un po’ un distopico, in particolare mi è venuto in mente Divergent, ma anche Hunger Games, perché no. In fondo in tutti e due c’è questo sistema di punteggio, in cui se scendi sotto un certo limite vieni allontanato, nel primo caso, e nel secondo se non si parte con un punteggio alto si parte ovviamente svantaggiati all’inizio dei “giochi”.
L’autrice crea un sistema ad hoc, tutte le stagioni separate, Gaia a comando di esse, ma soprattutto Cronos, il tiranno, a comando di tutto e tutti, spietato e senza compassione…
Jack vorrebbe davvero, davvero tanto poter fuggire da questa vita, prendere Fleur e scappare con lei, ma fuori dal centro in cui vivono, esposti alle altre stagioni avverse, non potrebbero mai sopravvivere. O forse sì…?
Ragazzi della tempesta è un libro che gli amanti del genere non possono assolutamente perdersi, in cui amore e coraggio la fanno da padroni. Il libero arbitrio, a cui tanto noi siamo legati, per loro non è che un miraggio, almeno fino a quando quattro stagioni non si coalizzano, decidendo di rischiare la propria immortalità per questo, per salvare Fleur, per interrompere il ciclo naturale delle cose, per avere la possibilità di vivere davvero, perché essere immortali non vuol dire che si vive. A volte si sopravvivere. A volte si vive, ma in trappola, in una prigione nemmeno tanto dorata, e quello non è vivere.
Voto per Ragazzi della tempesta
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