“Verità imperfette” di Jeffery Deaver – Review Party

Ciao, readers! Ho letto Verità imperfette di Jeffery Deaver, uscito il 20 ottobre ed edito da Rizzoli, che ringrazio per il file.

Verità imperfette - Trama
La scienza investigativa a volte non basta.
Anche al più esperto dei detective è capitato quel caso in cui ogni certezza si sgretola, le ipotesi si dissolvono. Per fortuna, però, ci sono uomini come il cacciatore di ricompense Colter Shaw, che arriva quando gli eventi stanno per precipitare, in missioni che parrebbero disperate, se non impossibili, e risolve.
Lui non segue le regole, ma ha un prezioso decalogo ereditato dal padre che comprende la valutazione delle probabilità, i calcoli basati sulle percentuali e un largo uso delle tecniche di sopravvivenza.
Questa volta lo vediamo in azione a Chicago, sulle tracce di una pittrice svanita nel nulla dopo un weekend lontano dal marito, e poi in Kansas, al fianco della polizia, a contrattare con un folle per la vita di un ostaggio.
Due sfide insospettabilmente complesse per la mente inquieta di Colter, che dovrà ricorrere a tutte le sue risorse per setacciare il terreno d’indagine alla ricerca di una conclusione.
Tra frammenti di verità imperfette, dove nulla è come appare.

Colter Shaw è un cacciatore di taglie, viaggia in lungo e in largo per il Paese con il suo Winnebago alla ricerca delle persone scomparse o fuggitive. È bravo nel suo lavoro, non è costretto da doveri, come invece sarebbe per un poliziotto o un investigatore privato, e ha un fine intuito che lo porta sempre sulla pista giusta.
Da piccolo, insieme al fratello, aveva coniato il soprannome “il re del mai” per il padre, fanatico della natura selvaggia e della sopravvivenza che aveva inculcato loro una serie di direttive per sopravvivere: mai pensare di essere al sicuro, mai rimanere senza un’arma, mai confidare in aiuti esterni, mai essere impreparati, mai!

In molti Stati si può denunciare la scomparsa di una persona anche dieci minuti dopo averne perso le tracce; sono le autorità a non mettersi subito in moto, a meno che non si tratti di un minore o non ci siano prove che è stato commesso un crimine (il termine standard usato in polizia è di ispirazione sherlockiana: «condotta illecita»).
Matthews si affrettò a confermarlo: «Non mi hanno dato l’impressione di volersi spaccare la schiena, sa? Il detective mi ha spiegato che un sacco di persone scompaiono».
Migliaia e migliaia. Shaw lo sapeva bene.
«Mi ha chiesto – immagino che anche lei vorrà farmi la stessa domanda – se mia moglie aveva avuto dei contatti con qualcuno, quando era via. E sì, Evie ha chiamato un’amica proprio il giorno in cui non è tornata a casa. Ha detto che aveva deciso di fare un viaggetto per allontanarsi un po’ da qui. Mi sono sentito in dovere di dire la verità al poliziotto.»
E questa è sempre una buona idea.
Quasi sempre.

Un ricco imprenditore, Ronald Matthwes, lo contatta per cercare la moglie, Evelyn Maude, un’artista scomparsa un mese prima: secondo il marito è stata rapita, ma Shaw non ne è convinto.
Ne segue le tracce, e con un’intuizione comincia a dipanare una matassa dove nulla è come appare.

«Okay. Abbiamo un problema.»
Il vicesceriffo, magro e abbronzato, schiena dritta, postura rigida, aveva appena riagganciato, e adesso si rivolgeva a tutti i presenti: «Era Sally, dalla centrale. Ostaggi e colpi d’arma da fuoco a Kiowa Lake».
I sei agenti, in pantaloni neri e camicie verde scuro, lo guardavano con occhi spenti, come se qualcuno li avesse ficcati in un congelatore. Cinque uomini e una donna, di età variabile, dai trenta (anche meno) ai cinquanta. Tutti bianchi, a parte un afroamericano con la pelle di cioccolata. Volti deformati in una collettiva smorfia di sorpresa.
Colter Shaw suppose che espressioni come «ostaggi» e «colpi d’arma da fuoco» non si sentissero molto spesso da quelle parti. Fissò dall’altra parte della scrivania l’uomo che le aveva pronunciate.

Colter Shaw è alla ricerca di una ragazza scomparsa e si reca alla stazione di polizia per avere informazioni, ma si ritrova nel bel mezzo di una situazione scottante: un uomo è tenuto in ostaggio in una capanna.
I poliziotti sono sconcertati e impreparati, e approfittano dell’esperienza di Shaw per venirne a capo, che tra un colpo di pistola e l’altro, viene a capo di questa storia.

Sono due racconti stuzzicanti, e Deaver non mi delude mai, anche se mi è spiaciuto che sia un libro un po’ “minimal”, dicono che tre sia il numero perfetto, e secondo me tre racconti sarebbero stati perfetti, invece mi ero appena accoccolata nella storia che la lettura è finita.

Poche pagine ma concentrate ed intriganti: il libro si legge tutto d’un fiato, i dialoghi sono secchi e le azioni veloci, e Colter Shaw è un nuovo personaggio interessante, che si aggiunge “purtroppo” alla mia già lunga lista di protagonisti da seguire: ora andrò alla ricerca del primo libro (mea culpa, mi era sfuggito) e poi non mi resterà che aspettare i prossimi capitoli per conoscere meglio e apprezzare questo cacciatore di taglie, vestito di principi, morali e le sue regole del mai.

Il Cocktail della Spia mi sembra azzeccato per questa lettura: Bourbon, sciroppo d’acero, amaro Zucca e poche gocce di Cherry Bitter, il tutto agitato, e non mescolato!

Alla prossima, Colter 😊

Buona lettura,
Rekla

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