Buongiorno miei readers! Oggi partecipiamo al Review Tour 2.0 del nuovo libro di Marcella Ricci Il vento del destino, edito dalla Literary Romance.
Perché 2.0? Beh, non è un tour di recensioni come gli altri! Alla fine dell’articolo troverete anche un approfondimento! Continuate a leggere per sapere quale!
Prodotto fornito dalla casa editrice ai fini dell’evento.
In questo libro troviamo più personaggi di quanti si possa immaginare, le loro vite si intrecciano e non è facile parlarne in modo da non creare spoiler e non svelarvi troppo della trama perché, altrimenti, che gusto ci sarebbe a leggere un libro?
Eccomi quindi a scervellarmi per trovare il modo di parlarvene!
Lynn è una giovane inglese prossima a coronare il suo amore attraverso il matrimonio con Richard. Le aspettative sono rosee, il futuro certo… o almeno così pensava prima di dover fuggire di corsa da Londra per colpa di un uomo che vuole uccidere il suo fidanzato.
È proprio in questo preciso momento che il percorso che pensava avrebbe seguito subisce una drastica deviazione!
Durante il tragitto, che avrebbe portato i futuri sposi nelle colonie americane, ecco che la sfiga si mette ancora più in mezzo e scoppia una tempesta, durante la quale, ahimè, il povero Richard finisce in mare. Finita qua la sfiga? Macché… La nave, provata dopo la notte tempestosa, viene arrembata ed è così che Lynn si ritrova sulla Siren, una nave pirata, e condotta a Nassau.
Una volta giunta in una delle più famose località piratesche dell’epoca, il futuro non si prospetta molto positivo. Portata lì per diventare una prostituta, viene “salvata” da Rufus O’Shea, capitano della Siren, che la prende con sé per fare compagnia alla sorella, la dolce Sally.
All’inizio Lynn non è molto entusiasta, possiamo ben metterci nei suoi panni e capirla: nel giro di pochi giorni ha perso tutto: la casa, il fidanzato, la propria libertà… Ci vorrà del tempo, ma piano piano accetterà questa nuova vita che comunque le riserva più fortune di quante avrebbe potuto immaginare all’inizio. Lasciarsi il passato alle spalle non è facile, ma per un po’ ci prova, anche se questo trova il modo di tornare e destabilizzarla.
Nel frattempo, Lynn e Rufus iniziano a provare dei sentimenti, ma saranno davvero molte le prove a cui il destino li sottoporrà. Riusciranno a superarle tutte? A voi lettori il piacere di scoprirlo!
L’ambientazione mi è piaciuta molto: un covo di pirati… a chi non affascinerebbe? Descritto per di più in modo accurato, sia dal punto di vista delle meraviglie che si possono trovare in una terra selvaggia del XVII secolo che dal punto di vista delle crudeltà.
I personaggi li ho trovati quasi tutti ben caratterizzati, e descritti con un’evoluzione caratteriale e psicologica, molto studiata secondo me. Rufus O’shea, pericoloso e temuto pirata che tiene testa a tutti i suoi avversari da molti anni, si scopre essere molto complesso. Costretto a diventare pirata per via delle circostanze, ha continuato a vivere nello status quo quasi per inerzia, fino a che non è arrivata Lynn a dargli una sferzata.
Lynn è il personaggio che più ha subito un’evoluzione, secondo me. Da fragile ragazzina che della vita sa poco e niente, fragile e ingenua, si trasforma, nel corso degli anni, in una donna matura e coraggiosa, tanto da affrontare situazioni rischiose per la propria famiglia.
Il personaggio che invece mi è piaciuto meno, e che secondo me non è stato caratterizzato benissimo, è uno dei secondari, Marion, una piratessa che all’inizio viene descritta in un modo, tale da farle onore, ma poi i suoi comportamenti non mi sembrano rispecchino appieno la sua figura.
Ho trovato lo stile scorrevole quasi sempre. L’autrice è brava a scrivere, ma ho trovato l’inizio un po’ lento; inoltre, avrei preferito soffermarmi di più su alcuni episodi “salienti” e meno su altri non ripetitivi, non è il termine corretto, diciamo di routine…
La narrazione in terza persona non è facile, far trapelare i sentimenti dei personaggi è più difficile di quello che si potrebbe pensare, e a parte alcuni episodi, in cui avrei preferito esplorare di più i sentimenti di alcuni personaggi in determinati episodi densi di emotività, l’autrice mi ha coinvolto quasi sempre.
Una pecca però l’ho trovata. Forse si tratta di gusto personale e in molti non saranno d’accordo, ma ho trovato il prologo de Il vento del destino davvero troppo lungo. Di solito lo si usa per descrivere una o due scene, ma qua viene raccontata una parte della vita di Rufus, le vicende che l’hanno poi portato a diventare un pirata, togliendo al lettore la possibilità di scoprire queste informazioni piano piano. Non c’è suspense, dice troppo e quindi il lettore sa già troppo, privato di quella parte di mistero, curiosità, che spinge il lettore a leggere sempre più velocemente pur di scoprire l’arcano.
Detto questo, un buon romanzo storico a tema piratesco, anche se non in modo predominante, che consiglio agli amanti di questo genere!
E ora… veniamo all’approfondimento!
A bordo della Siren: pronti all’arrembaggio!
La Siren è il nome della nave di cui è capitano Rufus O’Shea! È una delle ambientazioni ricorrenti per tutto il libro, anche se vede i protagonisti condividerla solamente in un determinato momento.
Il nome mi piace molto, ricorda quella figura mitologica che da sempre viene vista come nemico dei pirati, pronta ad ammaliarli con il proprio canto e farli così annegare. Lo si potrebbe un po’ trasporre all’attività di questa nave, temutissima da tutti e inarrestabile, l’incubo della marina inglese che non riesce ad arrestare il capitano in nessun modo!
È proprio su questa nave che porta Lynn a Nassau, verso la sua nuova vita; è su questa nave che Rufus esercita il suo potere, attaccando ogni nave che vede, rifornendola poi con cannoni nuovi per renderla sempre più inarrestabile, munizioni e ovviamente tutto quello che ci si aspetta che una nave trafughi: vestiti, gioielli, armi, oro, pietre preziose! Tutto bottino che poi viene diviso tra la ciurma, per niente esigua visto che la Siren misura ben settanta metri; ci devono volere parecchi uomini per governarla.
Ma possedere una nave del genere, diventarne il capitano, non è facile. Tradizione vuole che il pretendente sfidi il capitano in carica e lo uccida per prenderne il posto e guadagnarsi la lealtà della ciurma.
La pirateria occupa una fetta molto importante e antica della storia, se ne hanno tracce molto prima della nascita di Cristo e in tutto questo tempo, grazie al tipico fenomeno per il quale si impara sempre di più dal passato – o almeno così dovrebbe essere-, le navi si sono sempre migliorate nella struttura per poter essere il più resistenti possibile.
Ma com’è la vita sulla Siren ne Il vento del destino? Rispetto ad altre navi sotto il comando di altre persone, sicuramente più serena. La ciurma rimane in mare per mesi interi dopo aver fatto rifornimento di cibo e di acqua, gli svaghi non mancano, sicuramente nemmeno gli alterchi, ma il capitano O’Shea è bravo a fare il proprio lavoro, tanto da mantenere tutti in riga da più di dieci anni.
È una nave su cui, tutto sommato, non sarebbe male fare un giretto.
Voto per Il vento del destino
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Io concordo con te sul prologo anche se complessivamente la storia mi è piaciuta molto. Una bella sorpresa.
Concordo! Grazie mille!
Grazie Chiara! Tutto bellissimo!Marcella
Grazie a te!
Sai già cosa penso di questo articolo, ma te lo ridico comunque 😀 Nonostante le poche informazioni, sei riuscita a scrivere un bell’approfondimento <3 Complimenti 😉 Riguardo la recensione: come sempre sei riuscita a sottolineare punti di forza e punti deboli, con i quali concordo in pieno 😉 Grazie per aver partecipato all’evento :*
Grazie mille a te per avermi coinvolta!
Ammetto di averla pensata anche io la cosa del prologo mentre leggevo! Per il resto è stata una lettura che ho amato molto. Ne avevo proprio bisogno!
Sì, il prologo secondo me penalizza un pochino, per il resto davvero una piacevole lettura!