“Chiave di violino” di Marta Arvati – Recensione

Buongiorno readers! Oggi vi parlo di Chiave di violino di Marta Arvati, edito dalla Collana Floreale – Pubme. Si tratta dello spin-off de “La lunga strada di Sara” e vede Enrico come protagonista.

Prodotto fornito dall’autrice ai fini di una recensione.

Chiave di violino - Trama
Cover Chiave di violino“Credeva di poter amare solo la musica, finché non ha incontrato lei…”

Enrico, giovane cantautore di successo, ferito dalla ragazza che amava e dal suo ormai ex amico Alessandro, decide di lasciare la sua città, Roma, e di trasferirsi a Bologna, spinto dal bisogno di cambiare aria.
Vecchi amici e nuove conoscenze gli permetteranno di dare una svolta alla sua vita e fondamentale sarà per lui l’incontro con Anita, una giovane e talentuosa musicista che nel trambusto della vita quotidiana ha purtroppo abbandonato la sua passione, perdendo in tal modo una parte importante di sé.

“Tu e la musica siete la stessa cosa. Se lasci da parte la musica, lasci da parte te stessa.”

Sulla scia di una naturale affinità, nascerà subito tra i due una bella amicizia, che via via, nel cuore di Enrico, si trasformerà in un sentimento ben diverso. Ma Anita è fidanzata, e ciò spinge Enrico a reprimere i propri sentimenti, o quantomeno a provarci…
A fare da sfondo alle vicende narrate sarà la musica, vista non solo come un armonioso insieme di note, bensì come passione, sogno, vita, amore, filo conduttore che lega le vite dei protagonisti portandoli a riscoprirsi a vicenda specchiandosi l’uno nell’altra.

“Tu sei la musica che ha infranto il silenzio del mio cuore.” 

Ritroviamo un Enrico più sereno dopo la rottura di Sara, ora riesce a ricordarla senza provare emozioni negative, come rabbia ad esempio. Si è trasferito a Bologna per un nuovo inizio ed è qui che incontra Matteo, un vecchio amico, musicista anche lui che suona insieme a Zeno. 

I tre decidono di iniziare a collaborare ed è così che Enrico incontra Anita, una ragazza piuttosto riservata. Anche lei è appassionata di musica ma ha dovuto mettere questa sua passione da parte per vari motivi. 

All’inizio si trovano in sintonia e man mano tra di loro nasce una forte amicizia, sicuramente aiutata dalla loro comune passione; la musica giocherà un ruolo fondamentale per i due, Anita aiuterà Enrico a comporre i testi. I due iniziano a provare sentimenti più profondi, ma le difficoltà non mancano di certo.  

Damiano, il ragazzo di Anita, e la paura di Enrico ad aprirsi di nuovo, li trattengono molto dal lasciarsi andare. I loro sentimenti saranno abbastanza forti da superare tutte le difficoltà?

I personaggi sono abbastanza caratterizzati e si nota un’evoluzione. Anita, da riservata e amante dello status quo, riesce, anche dopo episodi particolarmente “gravi” ad arrivare a una migliore consapevolezza di sé e degli altri. Mi ha fatta un po’ esasperare a volte, diciamo che è cocciuta e per cambiare idea deve “sbattere il muso” contro le situazioni. 
Enrico è un ragazzo molto segnato dalle esperienze passate, fatica ad aprirsi, tanto da rischiare di “perdere” Anita.

I personaggi secondari sono presenti nella storia e giocano a volte un ruolo fondamentale per aiutare i protagonisti. 

La trama, a livello strutturale, c’è. Vengono fuori molti temi, tra cui l’importanza dell’amicizia, il saper voltare pagina, ricominciare, o meglio il coraggio di farlo, il perdono e ovviamente l’amore, il potere che una passione ha quando lega due persone. 

Ad Anita capita una cosa che merita una piccola attenzione da parte mia. Siccome si tratta di uno spoiler, lo scrivo sotto la tendina.

Spoiler
 Quando Anita cerca finalmente di lasciare Damiano, questo la violenta. Ora, il tema della violenza è uno dei più delicati che ci siano e va sicuramente affrontato con la dovuta delicatezza e accortezza, stando attenti a far passare il messaggio giusto, perché i libri servono anche a questo. Mi dispiace, ma secondo me l’autrice non l’ha affrontato al meglio, visto la reazione della protagonista.
Anita, appena accaduto il fatto, si sente in colpa, e questo ci può stare, è un sentimento comune in molte vittime di violenza, ma a mio avviso non è assolutamente ammissibile che non voglia denunciare e che dopo appena poche ore dall’accaduto lei ceni e scherzi con gli amici. 
Ecco, penso che ci volesse un’indagine più approfondita anche a livello psicologico per rendere al meglio il personaggio in questa situazione.
Trovo sia davvero stato trattato troppo superficialmente un tema così importante. 

Il libro viene raccontato tramite un narratore esterno ma in maniera troppo impersonale, non sono riuscita proprio a immedesimarmi. Ho avuto l’impressione più di leggere un tema, i fatti vengono raccontati, ma non vissuti.

Purtroppo ho anche trovato lo stile davvero troppo descrittivo. Quando entrano in scena dei personaggi l’autrice li descrive minuziosamente, sia fisicamente che caratterialmente, quasi fosse un identikit generale e questo mi ha dato un po’ fastidio e creato confusione, oltre a rallentare la narrazione. 

L’ho trovato curato abbastanza bene dal punto di vista grammaticale, e ripeto, l’idea è buona, però secondo me non è stata resa al meglio per via dello stile e di alcuni temi che meritavano un approfondimento maggiore. 

Voto per Chiave di violino

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