“Canto di Natale” di Charles Dickens – Recensione

Buongiorno readers! Oggi vi propongo la recensione di un classico di questo periodo, Canto di Natale di Charles Dickens. Questa recensione è parte del Marry Christmas BlogTour organizzato dalla Gilda delle Blogger, di cui potete trovare la mia tappa qui.

Ma veniamo a noi. Perché ho scelto di leggere, recensire e consigliarvi questo libro? Beh, in parte perché, appunto, è un classico che è stato rivisitato in più salse e in parte perché era in lista da un po’. Sì, non lo avevo ancora mai letto, mancanza che ho deciso finalmente di colmare!

Canto di Natale - Trama
Cover Canto di NataleNella gelida notte della vigilia di Natale il vecchio Scrooge, che ha passato tutta la sua vita ad accumulare denaro, riceve la visita terrificante del fantasma del suo socio. Ma è solo l’inizio: ben presto appariranno altri tre spiriti, per
trasportarlo in un vorticoso viaggio attraverso il Natale passato, presente e futuro. Un viaggio che metterà Scrooge di fronte a quello che è realmente diventato: un vecchio tirchio, insensibile e odiato da tutti, che ama solo la compagnia della sua cassaforte. Riuscirà la magia del Natale a operare un miracolo sul suo cuore inaridito?

Penso che la storia raccontata da Dickens sia ben nota, ecco perché farò solo una breve introduzione.

All’inizio del libro troviamo un Ebenezer Scrooge in là con gli anni, preso dalla sua attività di banchiere, tanto avaro da non avere un minimo di generosità nel cuore. Non solo dona il minimo indispensabile, ma sottopaga il suo assistente e lo fa lavorare in condizioni molto disagiate. 

Un uomo poco avvezzo ai festeggiamenti per il Natale – vista come una festa inutile e sciocca, buona solo per sperperare denaro – tratta molto male il nipote quando si presenta per fargli gli auguri il giorno della Vigilia; e non solo lui.

Tornato a casa, la sera, iniziano a succedere cose strane. Già sulla soglia di casa vede, al posto del batacchio, il viso del suo ex socio, Jacob Marley, morto ormai da qualche anno. Ma le stranezze non sono di certo finite qua. Si prenderà un bello spavento quando il fantasma di Marley “in persona” si presenterà davanti a lui. Gli racconterà un po’ di cose e gli preannuncerà la visita di ben tre spiriti del Natale. Scrooge, sempre stato un uomo molto pratico e razionale, pensa di avere le allucinazioni, ma ben presto tutto verrà confermato e avrà inizio il suo viaggio con gli spiriti.

È un’introduzione molto concisa ma, come dicevo prima, la storia bene o male la conosciamo tutti. Preferisco soffermarmi su altri aspetti che ho trovato molto interessanti.
Innanzitutto i personaggi, tutti caratterizzati molto bene nonostante la brevità del libro, e che possiamo conoscere in una sorta di evoluzione grazie a ciò che Scrooge vede con i vari spiriti: quello dei Natali passati, quello del Natale presente e quello dei Natali futuri. 

Ebenezer Scrooge è un uomo molto avaro, tanto attaccato ai soldi da non riuscire nemmeno a goderseli. Ma è sempre stato così? No. Alle spalle ha un’infanzia triste, passata in parte da solo e senza amici in un collegio. Le cose per lui migliorano non appena torna a casa e quando, diversi anni dopo, lo ritroviamo che lavora come apprendista contabile presso il Signor Fezziwig, un uomo molto buono e gentile. Qualche anno dopo lo ritroviamo già attaccato ai soldi, per colpa dei quali perde anche Bella, la sua fidanzata. Insomma, il denaro è importante, ma alquanto inutile se non lo si sfrutta e ci fa perdere le persone che amiamo. “Gode” decisamente di una pessima reputazione

Duro e acuto come una selce dalla quale non c’era acciaio che riuscisse a far sprizzare una scintilla di generosità; chiuso, controllato e solitario come un’ostrica. Il freddo che aveva dentro gli gelava il viso, gli affilava il naso appuntito. gli aggrinziva le gote, ne induriva l’andatura, gli arrossava gli occhi, gli illividiva le labbra, si rivelava nella voce gracchiante.

Il nipote di Scrooge, Fred, mi è molto piaciuto. Sempre ottimista e sorridente nonostante le risposte inviperite dello zio. Forse incarna l’ideale del Natale

E perciò, zio, benché non abbia mai portato una briciola di oro o di argento nelle mie tasche, credo che Natale mi abbia sempre fatto del bene, e sempre me ne farà; dico dunque: «Sia benedetto!»

Jacob Marley è pentito di come ha condotto la propria vita e fa visita al suo ex socio proprio per metterlo in guardia! 

Gli affari! […] L’umanità avrebbe dovuto essere il mio affare. Il benessere generale avrebbe dovuto essere il mio affare […]

Anche Bob Cratchit, l’assistente di Scrooge, è un personaggio che mi è piaciuto. Un uomo che nonostante le difficoltà e l’essere trattato in maniera poco dignitosa dal suo capo, cerca sempre di essere buono e gentile, corretto verso il proprio datore di lavoro. 

Per quanto riguarda i vari spiriti del Natale, li ho trovati molto singolari, depositari di saggezze in parte perdute. 

Insomma, è un libro dai grandi insegnamenti. Fondamentalmente direi che il bene che si fa torna indietro, tanto quanto il male, ecco. Inutile prendersela con gli altri per le conseguenze delle proprie azioni. Ma una cosa è certa: non è mai troppo tardi per cambiare. 

Canto di Natale è un libro che sicuramente mi sento di consigliare per i molti insegnamenti che può dare, ma anche per far ricordare a tutti quali sono veramente le cose più importanti dato che forse, visto tutto quello che si sente al telegiornale, molti le hanno perse di vista. 

Concludo con una citazione che mi è molto piaciuta e auguro a tutti un Buon Natale 😘

Uomo, […] se hai un cuore di uomo e non di pietra, cessa da certo malvagio linguaggio fino a che non saprai quali siano veramente le cose superflue e dove si trovano. Puoi tu forse decidere quali uomini debbano morire e quali vivere? Può darsi che agli occhi di Dio tu sia meno degno di stare al mondo che milioni di creature simili al bimbo di quel poveruomo.

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