“Predatori e prede” di Kathy Reichs – Review Party

Bentrovati miei cari readers! Predatori e prede è il nuovo libro di Kathy Reichs, uscito da poco per Rizzoli, che ringrazio infinitamente per avermi dato l’opportunità di leggerlo!

Si tratta del ventesimo libro della serie di Temperance Brennan, l’antropologa forense più famosa del XXI secolo grazie anche al successo della serie televisiva Bones, che ha avuto come attori protagonisti Emily Deschanel e David Boreanaz. Insomma, più “mitaggine” di così non si può.

Ammetto che non avevo mai letto i libri, ma quando mi hanno proposto di partecipare a questo evento, complice il caro viale dei ricordi, non ho proprio potuto dire di no. E che cosa mi sono persa per tutto questo tempo, mannaggia a me! 

Bando alle ciance, cominciamo!

Predatori e prede - Trama
Charlotte, North Carolina, è stretta nella morsa del caldo. In quest’atmosfera soffocante, l’antropologa forense Temperance Brennan sta facendo i conti con i postumi di un pesante intervento chirurgico, sballottata tra continui attacchi di emicrania, sogni ossessivi, visioni. Quando riceve quelle foto sconvolgenti da un mittente sconosciuto, per un attimo crede di essere piombata in un’altra allucinazione, di essere dentro l’ennesimo scherzo giocato dal suo cervello sfinito: le immagini mostrano un uomo in una sacca mortuaria, uno scempio di carne e ossa, il volto deturpato, mani e piedi amputati. Tempe non sa a chi appartengano quei brandelli umani, né perché quegli scatti siano stati inviati proprio a lei. Ma qualche giorno dopo, il ritrovamento in aperta campagna di un cadavere martoriato apre la pista a una serie di indizi, da cui emergono dei collegamenti con vecchi casi di bambini scomparsi: un mosaico dell’orrore che Brennan deve e vuole ricomporre, nonostante sia costretta a muoversi ai margini della scena per espresso volere del suo nuovo capo. Determinata a risalire all’identità dell’uomo senza faccia, Temperance si avventura così in una solitaria, azzardata indagine. Fino a toccare con mano quanto pericolosamente possa assottigliarsi il confine che separa la vita reale dalla realtà tumultuosa degli incubi.

Anzitutto devo dire che anche se i libri sono autoconclusivi, si intuisce una sorta di continuità nella storia: se come me questo è il primo che leggete, alcuni episodi riguardanti la vita della protagonista vi saranno per forza estranei, ma questo non solo non pregiudica la lettura, ma fa venire voglia di recuperare quelli i precedenti. L’autrice è brava a dare le info necessarie per immaginare e capire quanto successo in precedenza… in effetti potrebbe essere considerato spoiler! 😂 Il lato positivo è che non si hanno vuoti!

In questo episodio troviamo una Temperance molto diversa dall’immaginario cinematografico: questa è ironica, a tratti divertente, meno apatica, ma sicuramente la stessa spericolata, intelligente e travolgente. 

Non sta vivendo un periodo facile: reduce da un intervento delicato, è perseguitata dalle emicranie, ma queste non riescono certo a smorzare la sua determinazione e il suo senso di giustizia. 
Anche volendo prendersi una pausa per rimettersi in sesto, non può.

Mi stavo sforzando. Stavo ringranando con il mondo, come avrebbe detto la mamma.

A farla tornare al lavoro, anche se in modo ufficioso, è la ricezione di alcune foto: un uomo morto, senza volto, senza mani, senza piedi.

Continuavo a chiedermi chi poteva avermele spedite.

Si sa, la donna è curiosa, e nonostante il suo intervento non sia stato richiesto, appena rinvengono quel cadavere si reca al laboratorio per dare un’occhiata. 

Lì, però, c’è il suo nuovo capo, Margot Heavner, con cui ha dei trascorsi: in pratica, si odiano alla grande! Se c’è una cosa che la nostra Tempe non sopporta proprio, è la poca serietà sul lavoro, la mancanza di etica, il ricercare la notorietà a spese del dolore degli altri. 

«Crede davvero che questo istituto non possa andare avanti senza di lei, dottoressa Brennan? Che io sia incapace di determinare quando è necessaria una consulenza specialistica?»
I nostri sguardi si incrociano per un lungo, algido istante.
«Se avrò bisogno della sua collaborazione, la contatterò. Adesso, per cortesia, se ne vada.»

Ma secondo voi la testarda antropologa forense si lascia scoraggiare? Per niente, ovvio. 
Grazie all’aiuto del collega Hawkins e del detective Slidell, tramite una caccia al tesoro per l’indizio successivo e alla genialità di Tempe, vivremo tramite la lettura dei momenti in cui ci immagineremo con un trench e un berretto alla Sherlock, ma non mancheranno nemmeno quelli di adrenalina e stupore! Chi sarà mai l’uomo senza volto? E cosa c’entra con i casi aperti di bambini scomparsi? Ma soprattutto, come si ricollega tutto questo a un traghetto affondato nel 1994 e alle armi biochimiche?

Non vi resta che leggerlo per scoprirlo! Non mi sento proprio di dirvi di più, la Brennan e le sue indagine vanno assimilate piano piano, i pezzi devono incastrarsi da soli e non posso certo pregiudicarvi questo piacere!

Che dire… ho ancora molto da raccontarvi, ma cercherò di non dilungarmi troppo. 

Partiamo dalla narrazione mista: già perché è al passato, ma non totalmente così, incontriamo infatti dei passaggi al presente. È una narrazione logica, ma molti autori prediligono solo il passato, inserendo al presente solo quelle nozioni universalmente riconosciute, probabilmente perché non è semplice scrivere in questo modo senza che il risultato appaia in qualche modo strano. Ecco, la Reichs è perfettamente riuscita a rendere al meglio questa tecnica, ed è la prima volta che mi capita con così ottimi risultati.

I personaggi sono ben delineati e differenziati, si capisce subito chi sta parlando, anche questo non sempre è un aspetto facile nella produzione letteraria. 

Le descrizioni sono molto accurate e puntuali, questo fa sì che il lettore, come dicevo prima, si immagini direttamente sulla scena con tanto di vestiario appropriato! Personalmente, però, alcune volte mi hanno annoiata. Non tanto quelle delle scene del crimine, quanto quelle degli spostamenti. O magari è il periodo che, impregnato di ansia, stress, paranoia e quant’altro, non mi permette di apprezzare al meglio questi punti come farei normalmente.

Un aspetto che ho A-M-A-T-O di Predatori e prede sono le descrizioni e le spiegazioni scientifiche! Mi hanno sempre affascinata queste cose (un po’ macabro, lo so), motivo per cui ho sempre fatto delle grandi maratone di Bones, CSI e compagnia bella. I termini scientifici sono tanti (segno comunque di un ottimo lavoro e caratteristica che innalza il livello dell’opera), però l’autrice non ci tratta come scemi, e non ci fa nemmeno annoiare andando ogni volta su internet per capire di cosa stia parlando. No, perché identifica il lettore con i personaggi, spiegando in modo semplice tutto quanto.

E questo, miei cari, è quello che mi ha fatto fare ripercorrere un pezzettino del viale dei ricordi, riportandomi agli anni dell’università in cui, nonostante il ramo giuridico, seguii per un semestre il corso di medicina legale con il famoso e compianto dott. Carlo Torre (per i curiosi, qui un articolo che parla di lui). Leggere di anatomia patologica, procedimenti ecc. mi ha riportato tra i suoi banchi, a rivivere per un’ultima volta ancora le sue spassose lezioni, perché di aneddoti ne aveva davvero tanti, e alcuni anche molto divertenti. Le aule di giurisprudenza erano sempre mediamente piene. Durante le sue lezioni c’erano studenti che cercavano un posticino per terra pur di seguirlo; e con questo credo proprio di aver detto tutto. E anche se questo non c’entra nulla con il libro, ho pensato di inserirlo perché sì, la recensione è soggettiva, e se non si parla di quello che un libro ci stimola nel profondo, ci suscita e ci fa provare… a cosa serve? 

Una narrazione abbastanza scorrevole, caratterizzata anche da botte e risposte che danno un ritmo incalzante.

Davvero molto consigliato!

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