“Le regole della strada” di Ciara Geraghty – Recensione

Ciao a tutte, readers! Il libro di oggi è Regole della strada di Ciara Geraghty, in uscita il 12 maggio e edito da DeA Planeta, che ringrazio per il file.

Le regole della strada - Trama
Due amiche. Sei giorni. Il viaggio di una vita.

Terry Keogh, casalinga, madre, esperta in organizzazione domestica e preoccupazioni inutili, ha un marito, due figlie, un padre malato di demenza senile e una migliore amica: Iris Armstrong. Iris soffre di sclerosi multipla. Pragmatica, ironica e coraggiosa, svolge con passione il suo lavoro di infermiera e maneggia le stampelle con disinvoltura tale da farle sembrare un accessorio come un altro. Ma, alla vigilia del suo cinquantottesimo compleanno, Iris scompare e Terry, come è ovvio, entra in allarme. Un sopralluogo a casa dell’amica rivela che i suoi timori, per una volta, sono fondati: Iris è partita in gran segreto per raggiungere una clinica svizzera, con l’evidente intenzione di giocare d’anticipo sul destino. In preda all’ansia, certo, ma determinata a distogliere Iris dai suoi propositi, Terry carica in macchina l’anziano padre, ex tassista non più autosufficiente (ma ancora ferratissimo in materia di regolamento stradale) e si getta all’inseguimento. Ha sei giorni di tempo per convincere Iris a tornare a casa. Sei giorni per dimostrare a lei e a se stessa che il futuro ha ancora molto da offrire. Perché nel viaggio chiamato vita non esistono guidatori esperti, solo principianti. E la meraviglia è dietro l’angolo. Pronta a sorprenderci, sempre.

È la storia di un’amicizia grande e sincera.

È il racconto di un viaggio con due mete: per Iris, affetta da sclerosi multipla, un cammino già deciso, per Terry, sbiadita e sempre sullo sfondo, un percorso per tanti versi spaventoso ma doveroso.

Si parte da Dublino, si passa per Londra per sbarcare a Calais e da lì arrivare a Zurigo, meta finale di Iris.

Con la coda dell’occhio, intravedo la lettera di Iris accartocciata sulla mia borsa:
“Carissima Terry,
la prima cosa che devi sapere è che non c’è niente che avresti potuto fare. Avevo già preso la mia decisione.
La seconda cosa che devi sapere è che non c’è niente che avresti potuto fare. Avevo già preso la mia decisione.”
Il panico rimescola i miei pensieri, sempre più rapidamente, finché non diventa difficile concentrarsi su uno solo.

La lettera di Iris comincia così, e per Terry è un pugno nello stomaco. È una lettera definitiva e lei non l’accetta, quindi decide di andare a cercare la sua amica, la sua unica amica, per fermarla e farla desistere dalla sua decisione.

Molla tutto e parte con il padre Eugene al seguito, affetto da demenza senile, e la trova poco prima di prendere il traghetto per Londra.

C’è bisogno di me a casa. Che succederebbe se non dovessi essere presente?
Non riesco a immaginare di non essere presente. Lo sono sempre stata.
Eppure adesso non ci sono, e ancora non è successo niente. Niente di brutto, almeno.
Ma sono passate solo – controllo l’orologio – sette ore da quando sono uscita di casa stamattina.
Com’è possibile che siano solo sette? E la mia famiglia non sa nemmeno che sono andata via. Brendan avrà dato per scontato che non sia salita sul traghetto, so che è così.
Perché c’è bisogno di me a casa. 

Casalinga, sempre presente e attenta ai bisogni delle figlie Kate e Anna e del marito Brendan, è indispensabile per tutti loro, ma si vede ormai più come una domestica affidabile che come madre e compagna e lei a un tratto si sente vuota e un po’ scontata.

Decidere di non tornare indietro ma accompagnare l’amica è una scelta coraggiosa ma obbligata per sé e per Iris. 

I ricordi sono strani, eh?
Ti colpiscono a tradimento. Si manifestano nelle forme più disparate. Alcuni hanno tinte color seppia. Altri sono in bianco e nero. Altri ancora colori sgargianti.
Alcuni sono grandiosi, molto di più dell’evento che ricordano. Straordinari. Persistenti.
E altri sono come le immagini che vedi guardando dalla parte sbagliata del binocolo. Distanti e piccolissime. Tanto da farti dubitare della loro attendibilità.

In una tappa del loro viaggio Iris e sua madre Vera si ricongiungono dopo anni di silenzio, in un’altra si fermano in un castello con un padrone di casa affascinante, e più avanti un meccanico gigante le aiuta e poi altri incontri che porteranno alla fine allo scoperto la Terry sepolta nel profondo. 

Purtroppo, però, non possiamo tornare indietro. Nessuna delle due può farlo.
Iris l’ha sempre saputo. Stava solo aspettando che lo capissi anch’io.
Provo a immaginarla dall’altro capo della linea. Indossa qualcosa di semplice. Il suo vestito a portafoglio, forse. I sandali argentati. Le braccia e le gambe scurite dal sole di questi ultimi giorni. Se sta sorridendo, sulla guancia sinistra avrà un’unica fossetta.
Ma non credo stia sorridendo.
È in attesa.
In attesa che io dica qualcosa.
Di scoprire se sono la persona che pensa io sia.
Lo sono?

Terry si scopre man mano capace di cose, desideri e pensieri nuovi, e questa accettazione di sé le arriva come un fiume calmo, che la travolge e la avvolge.

Ho trovato qualche piccolo refuso sparso durante la lettura, ma nulla di fastidioso, che verrà sicuramente sistemato per la pubblicazione.  

Carina l’idea di un consiglio del papà ex tassista per i titoli dei capitoli, ognuno segna un passo in avanti nel viaggio e nelle sfumature dei caratteri delle protagoniste.

La scrittura è elegante e il racconto non è mai stucchevole o penoso, viaggiando in auto con Terry e Iris mi sono commossa, ho sorriso, ho trattenuto il respiro, ho passeggiato sottobraccio ad Eugene, ho bevuto un bicchiere di vino insieme a loro.

È una storia attuale, delicata nei passaggi e forte nei messaggi: per Eugene la cattiveria della demenza senile che ingoia lentamente in un buco nero tutti i ricordi ed i volti di una vita; per Iris la scelta di essere padrona della propria vita fino in fondo, prima che la malattia possa impedirle di farlo con dignità; per Terry il desiderio di provare a cambiare un destino già deciso e soprattutto la presa di coscienza della propria vita, della propria forza e dei propri desideri: non è stata per lei una scoperta sfolgorante ma una consapevolezza svelata chilometro dopo chilometro, e che arrivata alla fine non poteva più ignorare.

Un viaggio alla scoperta e accettazione di sé stessi, come quello di Terry, è decisivo ed essenziale, e non è importante quando farlo ma la volontà di volerlo fare.

Non posso che consigliarvi vivamente di leggere questo libro, e per sentirvi protagonisti in questo viaggio potete gustare un calice di Dolcetto d’Alba, vino rosso dal gusto rotondo, piacevole, fresco e fruttato.   

Buona lettura,
Rekla

Voto per Le regole della strada 

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