“In due sarà più facili restare svegli” di Giorgia Surina – Review Party

Buongiorno readers! Oggi ho il piacere di partecipare all’evento organizzato per il libro di Giorgia Surina, In due sarà più facile restare svegli, edito da Giunti editore che ringrazio per aver fornito il file per la recensione.

In due sarà più facile restare svegli - Trama
Mettere al mondo un figlio, tutti prima o poi ci pensano. E le risposte, le età, le modalità variano con le persone, con le loro esperienze, con i loro corpi. Ma che succede per una donna alla soglia dei quarant’anni, che ha un grande desiderio di maternità e nessuna prospettiva immediata di realizzarlo? O, forse, una possibilità c’è? Gaia è stata appena mollata dopo una storia di dodici anni da quello che è stato ironicamente ribattezzato Capitan Schettino. Bea passa invece da un uomo all’altro e comincia a essere disillusa all’idea di trovare quello “giusto”. Le due sono legate da un profondo rapporto di amicizia e dalla stessa visione del futuro. Così, in un pomeriggio di lacrime condivise, nasce l’audace proposta: «E se lo facessimo insieme?». Se entrambe si sottoponessero alla procedura di procreazione assistita, mettessero al mondo un bambino e poi lo crescessero insieme? Perché esistono tante forme di amore e tanti modi di diventare mamma e, in fondo, la famiglia è soprattutto quella che ci costruiamo. Un atto di puro egoismo? Una straordinaria pazzia? Sono molti i dubbi, le domande e le paure alle quali dovranno trovare una risposta le protagoniste di questa storia.

Fatemi dire che questo libro è stato una scoperta, non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto, non pensavo che temi così delicati potessero essere affrontati in maniera così semplice ma potente: una denuncia contro la società, una voce per le donne.

Gaia e Bea sono due donne diverse, alla soglia dei quarant’anni tutte e due, godono di quell’amicizia profonda che in pochi purtroppo conosciamo.

Un amore puro e limpido, incondizionato. Una di quelle amicizie che si autoalimentano attraverso piccoli gesti quotidiani, parole dette al momento giusto e silenzi pieni, di quelli che sanno ascoltare. La complicità di due donne che, insieme, possono sfidare il mondo. Queste siamo noi.

Gaia è stata mollata dopo dodici anni di fidanzamento. Pensate, passare quasi un terzo della propria vita con una persona, pensare di costruire un futuro, il matrimonio, passare la vita con quella persona con cui creare una famiglia, avere finalmente il figlio che tanto si desidera. E poi vedere tutto questo sparire, spazzato via di punto in bianco. Troppo tardi per poter essere madre?

Bea ha trentasette anni, una lunga lista di fallimenti amorosi alle spalle, rassegnata ormai al fatto che il principe azzurro non lo troverà, e con questa considerazione vede sparire la propria possibilità di avere un figlio, ciò che ha sempre desiderato. O forse no? Troppo tardi per poter essere madre?

Due orfane d’amore, eravamo entrambe vittime dell’unica cosa che nella vita, invece, dovrebbe dare altra vita.

Cosa fare se si vuole disperatamente un figlio ma si è single? Che scelta ci lascia la società in cui viviamo?

E se lo facessimo insieme?

Eccola. Quella frase, quel momento, capace di insinuare in te il pensiero di potercela fare comunque, quella che ti cambia la vita nel momento esatto in cui la prendi in considerazione, l’idea.
Perché no?

Mi sembra di affogare nei cliché, frasi fatte, sentite dire, facili considerazioni sulla bocca di molte persone e già assimilate dal mio inconscio come regole imposte dalla buona società, quella che non accetta un pensiero diverso dalla tradizione ormai diventata legge morale.

Non è una decisione che comunque le due donne prendono alla leggera, Gaia soprattutto è quella che dà voce ai mille dubbi, perché ne ha, si pone le domande giuste.

Se è vero che, per due persone che stanno insieme, la scelta di avere un bambino prima o poi sarà la naturale evoluzione del loro percorso di coppia verso la costruzione di una famiglia, io nel mio essere da sola ho lo stesso diritto di scegliere di costruirmi una nonfamiglia?
Verrà considerata solo una scelta egoista il fatto di privare questo bambino di una figura importante come quella di un padre? Sarà, questo lo so bene, una famiglia orfana dalla nascita.

È vero anche, però, che l fatto di avere un padre non significa avere un papà. Sono molte le donne che crescono da sole i loro figli perché i padri se ne fregano; ma se quelle donne lo fanno perché lasciate, è socialmente accettato, sono delle eroine. Se invece si pensa di poterlo fare a prescindere dall’avere un marito o un compagno, allora si viene etichettate come egoiste.

Quello scritto dalla Surina, è un libro estremamente attuale ma allo stesso tempo progressista. In Italia non è possibile accedere alla procreazione medicalmente assistita se si è single, lo specifica nei ringraziamenti, per questo all’inizio ho scritto che è una denuncia. Immagina un’Italia dove ciò sia possibile, ma anche tutte le difficoltà che ciò comporta, il giudizio sociale.

Ritengo che viviamo in un periodo di transito tra due generazioni: quella del futuro, dell'”aiutare madre natura” per realizzare i nostri sogni

…ce la saremmo creata da sole un’opportunità. Che se la vita non ce l’aveva fatta incontrare sul nostro cammino, ce la saremmo inventata.

e quella per cui bisogna adeguarsi al volere supremo, se i figli non arrivano, non devi fare nulla, prendi e porti a casa.

Denuncia.

Ma l’intimità e la profondità che questa scelta, tutta femminile, arriva a toccare, sono a un livello troppo viscerale per poterne parlare come di trasferirsi a vivere a New York o a Singapore

Perché è proprio questo il punto, è una scelta di noi donne, e non vedo perché la società dovrebbe condizionare una scelta del genere di noi donne.

Di cose da dire ce ne sarebbero ancora tantissimi, i collegamenti sono praticamente infiniti, sia su questo argomento che in più generale la libertà che la donna non ha ma dovrebbe avere di disporre del proprio corpo come meglio crede e assecondare i propri sogni e desideri, ma andrei avanti per tutto il giorno.

In due sarà più facile restare svegli è un libro da non perdere, parla di attualità, di un argomento che ci riguarda da vicini, sia che vogliamo dei figli sia no; è un libro che ci permette di riflettere sull’argomento, sulla libertà di scelta. Ci fa capire che non è avere figli in modo naturale che fa di noi mamme, e questo lo vediamo bene conoscendo la famiglia di Bea; una madre che però non è mamma. Mi ha colpito questo punto, perché allo stesso tempo, e parlo per dolorosa esperienza personale, a volte un padre non è papà.

In fondo, quello che si dovrebbe tutelare, quello a cui si dovrebbe puntare, le fondamenta nella scelta di avere un figlio dovrebbe essere uno solo: l’amore.

Una storia di donne, di coraggio, di amicizia, di amore, del sapersene fregare del giudizio altrui per puntare a una cosa soltanto, la felicità.

Prima di lasciarvi, vi metto il banner dell’evento, per cui ringrazio Sara de Il club delle lettrici compulsive! Non perdetevi le recensioni delle altre blogger!

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