“Il taccuino delle cose non dette” di Clare Pooley – Review Party

Ancora io, readers! Oggi condivido con voi il mio parere su Il taccuino delle cose non dette, scritto da Clare Pooley per Mondadori, che ringrazio per il file, nelle librerie dal 03 giugno 2020.

Il taccuino delle cose non dette - Trama
il taccuino delle cose non detteSei sconosciuti con una cosa in comune: la loro vita non è così perfetta come vogliono far credere…

Uno di questi è Julian, un artista eccentrico che da qualche tempo è precipitato in una profonda solitudine. Nell’accogliente caffè di Londra dove si rifugia nei momenti peggiori, decide di affidare la sua storia alle pagine di un taccuino verde che abbandona incurante su un tavolino. Mai più pensa che Monica, la giovane proprietaria del bar, lo legga e ne rimanga sconvolta. O che il suo piccolo atto di onestà possa avere un impatto così dirompente sulle vite di altre cinque persone che leggeranno il quaderno, portando con sé cambiamenti, amicizie, nuovi amori e, soprattutto, perdono.

Il taccuino delle cose non dette è un romanzo sul coraggio di mostrarsi agli altri per quello che si è e scoprire che non fa paura; anzi, che essere autentici assomiglia moltissimo a essere felici.

La storia ci porta nel cuore di Londra, in un piccolo accogliente locale, il Monica’s Cafè, gestito da Monica, ex avvocato aziendale e ora proprietaria del bar.

Clare Pooley ci porta per mano a conoscere i protagonisti della storia sono:

Julian: pittore stravagante che, ormai solo, scrive il primo capitolo sul taccuino verde.
Monica: trova il taccuino verde e scrive il secondo capitolo.

Hazard: ex trader della City, il suo week end dura 7 giorni, come il suo dopo-sbornia-sballo e scrive il terzo capitolo.
Riley: giardiniere australiano sempre in viaggio, bello e aitante che scrive il quarto capitolo.
Alice: giovane madre depressa di Amelie (Bunty) e moglie di Ma, scrive il quinto capitolo.
Lizzie: tuttofare e curiosona, dal cuore d’oro che scrive il sesto capitolo.

Ci aveva provato, a restituire il quaderno. Non appena si era resa conto che era stato dimenticato, lo aveva preso ed era corsa dietro al suo eccentrico proprietario. Peccato che lui fosse sparito.

Comincia così il viaggio di questo taccuino verde dal titolo Progetto Autenticità, in cui Julian propone di raccogliere scampoli di verità da affidare al caso per scoprire cosa può succedere:

Tutti mentono sulle loro vite; che cosa succederebbe se invece dicessi la verità? Forse niente. O forse cambierebbe la tua vita.

Sul quaderno l’invito a chi trova il taccuino di raccontare la proprio storia e i propri sogni senza veli e poi di abbandonarlo, in modo che chi lo trova possa fare lo stesso, e ancora, e ancora, in una curiosa staffetta in cui il testimone passa di mano in mano, e tassello dopo tassello compone un quadro che è l’insieme di tante verità nascoste, in cui ognuno si trova, si scopre negli occhi degli altri, o si ritrova.

Piangeva per la fiducia perduta in se stessa… e soprattutto piangeva per la ragazza che le stava sembrando di diventare, una ragazza impulsiva, spontanea, amante del divertimento, che faceva le cose d’istinto, senza preoccuparsi delle conseguenze. La ragazza che scriveva i suoi segreti su un quaderno e li affidava al vento.

E dopo un giro sulla giostra delle verità, Monica torna ad essere certa di non poter essere amata, Riley si sente un giardiniere senza giardino, Julian diventa un vecchietto grigio e invisibile, Hazard sogna un bicchiere di whisky e Alice sente di essere arrivata a un bivio.

La verità aiuta la vita oppure la sconvolge? Le loro storie, i loro sogni, le loro verità, tutto è racchiuso in un quaderno che sembra capace di lasciare loro solo scampoli vuoti di vita.

Toccherà a Lizzie chiudere il cerchio formato dal taccuino. O invece sarà in grado di far girare pagina a tutti?

Siamo capaci di amarci e di perdonarci?

Possiamo vivere realmente per come siamo?

Siamo in grado di fare ogni cosa possibile per essere felici?

Ho imparato a essere io il mio sole.

 Mi piace molto quest’ultima frase (se leggerete il libro capirete chi lo dice e in quale momento): è un monito da ricordare sempre, quasi da tatuare per non scordarlo mai.

Lo so, lo so, readers, riconosco che la mia recensione sia molto stringata, ho meditato se dirvi di più ma poi ho deciso di scrivere poco perché non sarebbe giusto svelarvi poco più di uno spunto, non è un giallo e non c’è un colpevole, ma il libro va scoperto pagina dopo pagina, senza anticipazioni.

L’idea del taccuino scritto a più mani è deliziosa, l’intero libro è incantevole, la prosa è pacata, delicata e molto coinvolgente, è come ascoltare il racconto di un’amica: i protagonisti sono persone reali, amici che puoi incontrare al bar per un caffè, colleghi vicini di scrivania, o sconosciuti in coda alla cassa di un supermercato.

Lo amerete, sentirete la voglia di leggere velocemente per arrivare alla fine, e nello stesso tempo proverete la sensazione di non voler veramente leggere la parola fine.

Lo leggerete tutto d’un fiato, quasi trattenendo il respiro, e vorrete rimanere sospesi all’attimo prima di girare l’ultima pagina, e una volta finito vi sentirete un po’ tristi, perché non vorrete lasciarlo andare.

A mio parere, è uno di quei libri che corrispondono alla frase di Salinger: “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”.

Ecco, questa è la sensazione che ho provato, voler chiamare la scrittrice per incontrarci al Monica’s Cafè e chiederle come stavano i suoi amici.

Per questo comfort-book non potete perdervi un comfort-drink come il Buosino: un mix di cioccolata calda e caffè sovrastata da schiuma di latte e granella di cioccolato fondente… una vera goduria!

Dopo averlo letto, fatemi sapere se la pensate come me, ci tengo.

Buona lettura,
Rekla

 

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