“Il segreto di Alejandra” di Laura Madeleine – Review Party

Buongiorno readers! Oggi vi parlo del libro di Laura Madeleine, Il segreto di Alejandra, edito da Piemme, che ringrazio per il file!

Il segreto di Alejandra - Trama
Cordova, 1928. Alejandra non ha mai conosciuto altro che l’Hostería del Potro: è qui che, da piccola, è stata abbandonata, ed è qui che ha cominciato prestissimo a lavorare, tanto da scambiare la locandiera e gli altri lavoranti per una famiglia. Nelle cucine dell’Hostería nasce la sua passione culinaria, che dà un senso alla sua vita e la fa sentire libera. Ma questo luogo, dove le cameriere non si limitano a servire cibo e alcol ai clienti, per la giovane Ale è diventato pericoloso. Deve guardarsi da tutti, e in particolare dalla padrona, che vorrebbe farla diventare come le altre. È così che, dopo essere stata accusata ingiustamente della morte di un cliente, Alejandra si trova costretta a fuggire, portando con sé il segreto di quell’omicidio che non ha commesso. Travestita da uomo e con un nome fittizio riesce a uscire dalla Spagna, e comincia un lungo viaggio nel Mediterraneo che la porterà fino in Marocco.
Molti anni più tardi, lo squattrinato scrittore americano Sam Hackett si imbatte in un vecchio astuccio per la corrispondenza appartenuto proprio ad Alejandra. Dentro, trova una lettera, appena iniziata. Certo di aver trovato una storia, Sam si mette sulle tracce della ragazza, svelando i molti scandali della sua vita, e un segreto che Ale si è portata fin nella tomba: ciò che davvero accadde a Cordova.
Tra la Spagna e il Marocco, con una straordinaria abilità di ricreare sapori, colori e sensazioni di mondi esotici e lontani, Laura Madeleine costruisce un racconto storico vivo e avvincente, senza tralasciare la passione per la cucina che si respira sempre nelle pagine dei suoi romanzi.

Non è semplice scrivere la recensione di questo libro, intrigante, interessante, con due storie diverse ma in parte simili, separate dal tempo ma che trovano il modo di comunicare…

Alejandra e Sam, 1928 e 1978, Cordova e Tangeri: sono questi i protagonisti e le ambientazioni de Il segreto di Alejandra.

La Spagna del 1928 non offre molte possibilità a una bambina di cui non si conoscono le origini. Alejandra è stata abbandonata all’Hosteria del Potro dove trascorre un’infanzia piuttosto difficile

Mi ha guardata con tale disprezzo che ho subito compreso la verità: io non appartenevo alle persone, a una madre, un padre, una famiglia. Appartenevo alla locanda, come i gatti nati nella stalla che morivano subito nella paglia.

La sua vita cambia radicalmente nella prima adolescenza quando Mamá Morales prova a farle seguire le orme delle altre ragazze che lavorano lì. Sì, esattamente di prostituzione parliamo. Alejandra non ce la fa proprio e viene soccorsa da Ifrahim, il cuoco.

Qualunque cosa buona mi sia portata via dalla locanda, l’ho presa da Ifrahim. Non sarei qui adesso, a raccontare, se non fosse per lui.

Avete presente quelle persone anonime all’apparenza, tranquille, ma in grado di donare tantissimo alla persona giusta? Ecco, è così Ifrahim, che prende sotto la sua ala protettrice la bambina, le insegna a cucinare, la aiuta a sviluppare la passione per la cucina, le insegna un modo di vivere, ma soprattutto di sopravvivere.

Senza di noi, quelle persone avrebbero avuto fame. Ifrahim e io li tenevamo  incollati alle sedie; eravamo stati noi ad ammaliarli, e l’avevamo fatto ricorrendo solo a pochi, umili ingredienti. Era davvero una sorta di magia, sottile ma potente, e compresi per la prima volta che Ifrahim viveva di quello. 

Ifrahim le ha davvero insegnato a sopravvivere, ma lei è pur sempre giovanissima, e quando viene incastrata per un omicidio che non ha commesso, è costretta a fuggire, affrontare un mondo che pensava migliore della locanda, ma mai avrebbe immaginato così pericoloso e difficile, soprattutto per una ragazza in un’epoca in cui il valore delle donne unito a una posizione sociale umile non era tenuto in così grande considerazione.

La sua è la storia di una vita dedita al reinventarsi, farsi valere, combattere per ciò che si ama, per le proprie passioni, per potersi ricavare un piccolo angolino in cui poter vivere libera.

Sam è un giovane con un sogno, una passione: fare lo scrittore. Lo incontriamo a Tangeri nel 1978, praticamente squattrinato, i genitori gli hanno appena tagliato i fondi. Seguire i sogni a volte è dura e non paga, ecco perché è costretto a vendere il suo bene più prezioso, la macchina da scrivere per pagare l’affitto, incapace di lasciare quella città che nella sua mente è simbolo di indipendenza, libertà, carriera.

A volte, però, l’universo ci dà un piccolo aiuto, una spintarella. Se Sam non avesse venduto la macchina da scrivere, non avrebbe trovato il necessarie di A.L. il galeotto che lo porta a riscoprire la sua vena creativa. Il cercare di risolvere il mistero i cui indizi vengono alla luce piano piano, come tessere del domino che cadono, lo mette nella giusta direzione per poter continuare il suo sogno. Ma che da questo mistero non venga fuori anche altro? Una ricerca magari sulle giuste prospettive, su un modo di vivere, su una riscoperta.

Una riscoperta che ho apprezzato è sicuramente quella dello scrivere su carta

Samuel toccò la carta. Era così che le persone scrivevano un tempo. Per se stesse, agli altri. Non facendo affidamento su molle e levette e tasti e nastri, non vergando frettolosi messaggi a penna su scadente carta per posta aerea. Scrivevano davvero, era una faccenda personale; riversavano se stessi in ogni ricciolo e punto e linea. 

Il segreto di Alejandra è uno di quei libri in cui altre culture e tradizioni vengono delineate così bene da permettere anche al lettore più “povero” di poter viaggiare attraverso il tempo e lo spazio, allo scoperta di tutto ciò. 

Lo stile è molto interessante: l’autrice dialoga con il lettore attraverso il personaggio di Alejandra. Sembra quasi una conversazione e per niente scontata

Dovrei spiegarmi. Immagino che ti stia ponendo delle domande su di me, sulla locanda.

Ed è così che Alejandra inizia a raccontarci la sua storia:

Non tornerò mai a Cordova e, comunque, già lo sai che non sono stata io a uccidere quell’uomo. […] Ho tenuto a freno la lingua, cinquant’anni di silenzio. Neppure lui avrebbe potuto chiedermi di più. […] Forse il silenzio non è più la risposta. Forse questa è una storia che infine merita di essere raccontata.
E, dopo tutto, ho già iniziato.

L’autrice è molto brava a non far annoiare il lettore, e l’aggiunta di un cocktail all’inizio di ogni capitolo, che richiama in parte il contenuto di esso, è sicuramente una scelta molto interessante e non così comune. 

Ad ogni capitolo scopriamo qualcosa di più delle storia dei due protagonisti che, attraverso il tempo, si rincorrono senza nemmeno saperlo. O forse sarebbe più appropriato dire che è Samuel a rincorrere Alejandra, in questo divario temporale davvero molto ben riuscito. 

Unica pecca è il fatto che a un certo punto il libro diventa denso di avvenimenti, succedono talmente tante cose che secondo me l’autrice non sempre è riuscita a trarne il massimo vantaggio, come si suol dire: troppa carne al fuoco. Comunque una lettura interessante!

Non perdetevi la loro storia e la ricerca di Samuel nel scoprire il mistero che cela la lettera mai terminata di A.L.

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