“Dal letame nascono i fiori” di Vincenzo Galati – Review Party

Hi readers, ho letto Dal letame nascono i fiori di Vincenzo Galati, edito da Oakmond Publishing, che ringrazio per il file oltre a L’Altrove Ufficio Stampa, in uscita il 19 maggio.

Dal letame nascono i fiori - Trama
Olga è vicina agli ottanta ed è appassionata di enigmistica, libri gialli, vecchi film e sigarette. Ha un grande talento per la soluzione dei misteri e una spiccata propensione a cacciarsi nei pasticci, ma ha anche una vocazione per coltivare la terra. In fondo, cosa c’è di più innocuo dell’amore per l’orticoltura e il giardinaggio? Così Olga comincia a lavorare in un orto comune senza immaginare che fiori, pomodori, insalata, zucchine e cetrioli possano essere il prologo al suo prossimo caso. E quando rinviene il cadavere di un suo amico non si fa trovare impreparata iniziando subito la sua indagine personale che la farà infilare in un ginepraio ancora più folto del solito. Per venirne fuori dovrà ricorrere all’aiuto dei suoi strampalati amici, ignari dei rischi cui si espongono. I loro metodi, per quanto poco ortodossi, risulteranno molto efficaci per risolvere un caso che rischia di far morire… dalle risate.

“Quando arrivò all’angolo dov’era il negozio di frutta e verdura, affrettò l’incedere. Era un vero peccato non potersi perdere in quel tripudio cromatico, fatto di sedani, di peperoni gialli e rossi, e di cassette di mele e fragole, ma era martedì e lei non acquistava mai frutta e verdura il martedì.
Se una logica c’era stata per quella sua abitudine, si era persa col passare degli anni, insieme alle ragioni che la inducevano a comprare sempre latte parzialmente scremato, pane di segale e tè sfuso, non in bustine.”

Olga è una vivace quasi-ottantenne, abita a Genova ed è sempre in movimento, l’accendino pronto per un’altra sigaretta, lo sguardo schietto, un ottimo intuito per le persone, ha sempre qualcosa da fare come incontrare la sua cara amica Berta e parlare sulla loro panchina al parco dell’Acquasola, dare una mano nel Centro per Anziani La Gabbianella, cronometrarsi nei cruciverba, è appassionata di giardinaggio, ama i vecchi film, e sembra attirare i misteri da risolvere.

Un giorno, sul suo cammino scopre per caso una recinzione un po’ traballante che non aveva notato nella sua ultima passeggiata, e incuriosita si avvicina per guardare meglio.

Olga ama i fiori, e si unisce così al progetto di un orto comune del quartiere lanciato da Antonio, Togno per gli amici, che insieme a Carlos Garcia, Pietro, Cecilia, Giò e Mattia coltivano un lotto di terreno abbondonato.

I sette formano un gruppetto ben strano, ma tutti hanno il desiderio di ripulire quel pezzo di terreno per poter un giorno raccogliere con orgoglio il frutto del loro lavoro: zucchine, pomodori e insalata.

“Ok, paparino. Faccia al muro e mani in alto!
Fece quanto gli era stato ordinato. Era diventato un vero esperto in quel campo: era ormai la terza volta che veniva rapinato; un record niente male per uno che trattava pietre preziose da trent’anni.”

Una formidabile rapina impegna il commissario Schiappacasse e l’ispettore Lorusso: oltre 250.000 euro in diamanti sono stati rapinati al corriere Rebora, che li trasportava in una valigetta attaccata al polso.

In mano hanno poche carte: i diamanti sono spariti, il corriere Rebora è finito in ospedale e non c’è nessun indizio per poter identificare il ladro.

“Sull’arma del delitto non ci sono impronte. Tra parentesi, si tratta di un vecchio cacciavite di cui non riusciranno mai a scoprire la provenienza.
L’uomo è stato pugnalato al cuore due volte vicino alla porta, poi è stato trascinato nell’armadio. Ma anche lì, nessuna impronta.
Dal momento che non c’è nessuna traccia che porti a sospettare qualcosa, è facile che il caso venga archiviato. L’assassino è stato veramente attento.»”

 E per la polizia questo nuovo caso si aggiunge a quello della rapina, un delitto crudele e inspiegabile, che tocca Olga da vicino.

Questo delitto potrebbe essere collegato alla rapina dei diamanti? Olga ne è convinta e si batte con caparbietà per convincere la polizia, e per partecipare poi alle indagini.

Col suo intuito e le sue domande comincia a “smuovere la terra” e questo scuote l’assassino, con molta preoccupazione delle forze dell’ordine Schiappacasse e Lorusso.

“Ogni tanto qualcuno spariva tra le file di piante più alte e ricompariva a cinque o sei metri di distanza. Per raccogliere le rape bisognava inginocchiarsi e Olga non poteva perciò tenere d’occhio tutti quanti. Posò spesso gli occhi sullo spazio vuoto tra i cetrioli, ma non vide nessuno avvicinarsi. Si voltò ancora una volta verso quello spazio di terra vuoto e sorrise al pensiero della citazione che avrebbe fatto il suo amico Renato: Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.”

La trama si snoda tra semi piantati, fiori divelti, nascondigli, un problema col gas, partite a biliardo, un picnic in un bosco, una panchina con i piccioni al parco, Berta e i gatti, tante domande, occhiate assassine, molto intuito e…

E non vi dirò nulla di più!

Non posso rovinarvi la sorpresa, dovete scoprire le carte pagina dopo pagina, non ve ne pentirete, parola!

È una storia delicata e appassionante, una commedia poliziesca ironica e leggera, e così la mia lista di libri da leggere si allunga, ma davvero non posso proprio non leggere le avventure di Olga, e spero presto in una nuova storia.

La scrittura, pacata e pulita, è molto piacevole e mai noiosa, ogni personaggio ha una caratteristica che lo rende così reale che sembra poter uscire dalle pagine del libro e girare per i quartieri della città.

All’inizio non riuscivo a dare un volto preciso ad Olga, nella mia mente giravano immagini di una signora con l’intuito di Jessica Fletcher, la passione per il giardinaggio di miss Marple, la sagacia di Penelope Poirot, la razionalità di Kay Scarpetta e la vivacità di Petra Delicado, finché la sua amica Berta ha nominato la Sambuca, e allora è arrivato il flash: Olga ha indossato il viso e la voce della mia terza nonnina, Margherita, una nonna acquisita che ho adorato.

Quand’ero piccola, tutte le sere all’ora dell’aperitivo, lei beveva un dito di Sambuca insieme al marito in un piccolo bicchierino di cristallo tutto cesellato: era il loro piccolo dolce rituale.

Durante tutta la lettura del libro sentivo aleggiare tra le pagine l’aroma della Sambuca, e mi sembrava di sentire la voce della mia nonnina che mi raccontava tante storie mentre preparava dolci e pietanze: è stato un viaggio inaspettato nei miei ricordi, di cui ringrazio l’autore.

Ho scoperto che, come me, la casa editrice consiglia di abbinare un vino al libro: in questo caso un armonico e delicatamente mandorlato Colli di Luni Vermentino, io però ho nel cuore il ricordo dell’aroma della Sambuca che amava la mia nonnina e quindi vi consiglio un cicchetto di Tiramisù, con Sambuca, Bayles e una spolverata di cacao, schietto e deciso come Olga, profumato e dolce come la mia Margherita.

Buon lettura,
Rekla

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